Benvenuti alle porte di un flusso di coscienza inspiegabilmente incontrollabile, dove il labile incontra ciò che è stabile e dove la normalità si lascia sorprendere dall’impensabile. Benvenuti fra le acque di un mare paradossalmente contrario alle sue correnti e benvenuti, di nuovo, tra i venti di un cielo che rincorre il tempo a capriole all’indietro. 

Se avete tempo da perdere, dedicatelo a me. 

Ho per le mani un modo nuovo di scrivere un diario, non ordinario e nemmeno troppo circostanziale.
Mi sembra impossibile credere che davvero non ci sia nessuno specchio della mente di qualcun altro.
Assurdo pensare che siamo soli senza soluzione di continuità.

È incredibile la voglia che io abbia di trovare qualcuno che si senta rappresentato dalle mie parole, perchè troppo spesso io non riesco a ritrovarmi in quelle di nessun altro se non che nelle mie.
E io vorrei essere questo per chi mi legge: una speranza per trovare o ritrovare se stesso e una guida sicura per orientarsi aldilà dei confini dell’omologazione.
Vorrei che questo potesse essere il modo giusto per sciogliere i nodi della mia irruente e negligente coscienza e al contempo la possibilità per chi non si sente di nessuno, di trovare lo specchio perfetto che dia corpo e anima ai suoi pensieri.

Qui non troverete nulla di regolare o controllato, soltanto frammenti disordinati di monologhi occasionali. Troverete tutta l’angoscia e l’imprevedibilità del traffico del 15 di agosto condita di caldo asfissiante e un continuo lampeggiare di semafori a disposizione di una moltitudine di automobilisti inesperti.
Quindi infine non troverete nulla di speciale; soltanto domande, disordine e, saltuariamente, fallimentari tentativi di ricondurre ogni domanda alla sua risposta.