La figa in fabbrica è come un animale in via d’estinzione.
Spesso quella che c’è, è endemica e prossima alla morte: distrutta e stressata dalla burocrazia, stufa di lavorare con uomini che hanno appesi al loro banco da lavoro solo calendari pornografici.
Quella che non è endemica, tipo me da un mese a questa parte, viene accolta con riverenza e sommo rispetto. Con mia immensa sorpresa non sono stata ricevuta da uomini allo stato brado. Ammetto di aver viaggiato per stereotipi che si sono rivelati veritieri solo nel venti percento dei casi.
Sono qui per parlarvi proprio di questi, perchè sono stati i più divertenti.
Ricordando lo stupore e la stima con cui sono stata iniziata e ammessa nella rete delle fabbriche della provincia e oltre, inizierei con il parlare di quelli che mi hanno guardato e hanno toccato il gomito al collega, oppure di quelli che non smettevano di passare vicino a dove fossi: Sì, ti ho visto, cammini bene, ma vai a lavorare perchè lo stipendio non te lo pago io.
Poi ci sono stati i signori. Loro vengono lì con quel fare da nonno benevolo e invece poi vieni a scoprire che si sono fatti regalare un Ipad da dodici pollici per guardarsi meglio i porno e forse sono lì solo perchè assomigli ad una fluffer che hanno visto la mattina a colazione. Quante benevole carezze sul braccio mi sono guadagnata e che scaltri questi signori: fanno degli occhiolini davvero superbi!
Gli uomini che hanno fatto i complimenti a mio padre, quelli che gli hanno detto “Lo sai che sarai qui più spesso se ti porti tua figlia?” e io che mi intromettevo rispondendo che “La figlia costa cara, la tariffa raddoppia” e sorridevo come se avessi vinto lo Strega. Quelli che in sordina chiedevano quanti anni avessi e quegli altri che, pentiti e sconsolati, mi guardavano e dicevano “Eh, hai l’età della Giulia, mia figlia…”. In ogni caso, qualunque sia il tipo d’uomo che si incontra, va sempre bene: l’importante è che non sia una donna stressata, distrutta e prossima alla morte.
FIGA IN FABBRICA
