Mai preso un “santo palo”?
Non ho mai pensato che andarmene e allontanarmi da luoghi e persone, avrebbe significato lasciare indietro quella me fratturata e limitata che mi teneva salda a terra. Mai.
Ho voluto e dovuto portarla qui con me. Eppure, prima che “qui” diventasse “Toscana”, ho pensato a mille altre destinazioni, a cento altre giostre su cui salire.
Ho un conto in sospeso con le Canarie e ho pensato di saldarlo, sì. Poi come una trottola impazzita, la mia mente ha vagato per il globo: Sicilia, Sardegna, Baleari, Emirati Arabi, Francia, Portogallo, Veneto, Grecia, India…
Lavorare poteva essere una buona idea, mi son detta, ma l’ho ricacciata giù per la gola quando mi sono convinta che avessi avuto bisogno di totale assenza di distrazioni. Se infine ho parcheggiato nel cortile della Dina, è stato perchè nessuna di queste idee ha trovato fertile terreno nel mio cuore così da crescere e realizzarsi.
Volevo che la mia fuga fosse un’opportunità irripetibile da sfruttare fino all’osso, che fosse davvero salvifica e curativa.
Doveva essere fuori dal comune, lontana da tutto quello che Me avrebbe considerato “sicuro” fare. Fuori dal comune al punto da chiamare monasteri, contattare abbazie e scrivere a foresterie e conventi perchè mi ospitassero. ‘Che ospitassero una ragazzina in cerca di silenzio e introspezione.
Be’, signori, Dio mi ha dato picche ed è proprio grazie a questo santo palo che, infine, ho deciso per una cascina immersa nell’idillio dei colli toscani. Ebbene, il resto della storia già lo conoscete!
Ora andiamo avanti.