Carta da culo

Ipotizziamo che la vita sia costruita a griglie da riempire o tra le quali trovare la giusta combinazione tra lettere e numeri. Ipotizziamo che io non abbia ancora capito né come riempirle e tantomeno come combinarle: non mi vergogno a dire che forse con me non ci sia bisogno di ipotizzare niente, perchè davvero non ho capito come funzioni il meccanismo. Allora tralasciando il fatto che la mia esistenza non sia costruita su solide basi, vorrei parlare della relazione inevitabile “TP”, ovvero “Tempo-Persone” (Tempo:Persone=X:Y). Dove la proporzione si potrebbe risolvere dicendo che: il Tempo sta alle Persone come il silicone sta ai buchi da sigillare. Si potrebbe risolvere, dico, perchè in realtà la matematica non è il mio forte.
La sostanza credo sia che siamo tutti dei criceti, chi più chi meno, impegnati nella frenetica corsa sulla ruota della carriera senza renderci conto del fatto che nasciamo come personaggi già legati al loro destino. Abbiamo ingovernabili impulsi egoistici e spesso e volentieri scegliamo di sentirci obbligati a fare o dire, pensare cose di cui non ce ne frega niente.
Ci incontriamo in gruppo ma siamo costantemente da soli, usciamo per riempire il tempo l’uno dell’altro, giusto per dirci alla fine della giornata che la noia ce la siamo mangiata noi e non viceversa. Quanto siamo ipocriti. Ipocriti al punto che delle volte penso che un’apocalisse forse ce la meriteremmo.
Poi abbiamo l’ansia. L’ansia del downtime, dell’imprevedibile, dell’incontrollabile, delle relazioni. Noi ci mettiamo l’ansia e noi siamo composti, all’alba del nostro secolo, non più del sessanta percento di acqua, ma di ansia (ricordiamoci, per il futuro, di correggere i libri di scienze. L’istruzione è un aspetto molto importante della società moderna). E che noia! Sembriamo stati creati non per imparare a crescerci e viverci, ma per auto-distruggerci al meglio delle nostre possibilità.

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