Pietra lavica

Per tutte le volte che ho ripetuto le stesse cose, stonando le urla se le dicevo da arrabbiata, per le persone perse, quelle trovate e ritrovate, le vittorie e le sconfitte, i treni persi, i giorni buttati a dormire, lamentarmi, fantasticare e pensare a quanto sia utopico il concetto stesso di utopia. I passi controcorrente e il vento sulla pelle, il cuore incastrato tra le spalle. Per tutti questi giorni, quelli passati e quelli che verrano in cui penso, ho pensato e penserò che partire sarebbe l’ago perfetto per cucire tutte le ferite e ricominciare. Per tutte le volte in cui ho creduto che avrei fallito ed è successo davvero, per le note giuste suonate da strumenti sbagliati, i baci rubati e la sabbia bollente. Per quelle volte in cui ho sprecato benzina per ritrovarmi tra l’asfalto delle solite strade, l’odore della pioggia d’estate, le penne svuotate, le matite con le mine spezzate e mai un temperino che le potesse temperare. Per tutte le persone ipocrite, piccole e bugiarde che ho incontrato e per quelle che hanno fatto incredibilmente la differenza. Per i bicchieri di vino a cui ho rinunciato perchè dovevo guidare, per tutte le volte che ho dimenticato l’ombrello e ho giudicato qualcuno dall’apparenza senza sbagliarmi. Per aver confuso l’oro con l’ottone e per aver perso il mio segnalibro preferito. Per tutto questo, tutto il resto, tutto quello che ho dimenticato, oggi riparto da dove voglio ed esattamente da dove sono, da me: non so se sia stabile, ma questo profumo di ignoto mi piace. 

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