Due mani di vento mi hanno accarezzato il viso e mi hanno sussurrato che tutto sarebbe andato bene. Ero seduta su un tappetino da yoga quando ho chiuso gli occhi e focalizzato la mia attenzione sulla pace. Per me oggi la pace era una collina delle campagne inglesi, rare se bagnate di sole, con fili d’erba alti almeno venti centimetri, farfalle svelte e un vento dolce, dal tatto tanto buono quanto il sapore.
Un vento materno e delicato, un vento amico e spensierato, un vento vuoto e morbido, tiepido e inadatto allo sconforto.
Potevo sentirla tra le dita quell’erba, fili verdi e delicati come fossero stati capelli soffici di bambina.
Un’immensa collina dalla schiena morbida, pronta a tuffarsi nel mare.
Mi sono sentita amante ed amata in quella visione di idillio inattesa e inaspettata.
I nodi della mia schiena si sono sciolti uno ad uno, delicatamente, disarticolando la tensione, unendola irrimediabilmente ai petali di ogni fiore, ballerini protagonisti tra le note jazz di quel vento britannico.
Ad occhi chiusi sognai tutto questo, mentre alle spalle sentì arrivare qualcuno…
Aprì gli occhi in quel mare di pace da sogno e c’era lui: l’amore; con il suo miglior sorriso, in piedi e potente, pronto a riposarsi accanto a me per un tempo indefinitamente lungo.
Mi guardò e mi rimproverò per il mio abuso di avverbi e io ridendo distratta gli dissi che era vero, ma in che modo si sarebbe potuta descrivere la pace se non che con immagini o parole che finiscono con “mente”?!
A questo punto rise lui, mi prese per mano e mi disse che sarebbe stato “estremamente” onorato di danzare con me sulle note jazz di quel vento britannico.
E allora ballammo scaldati dal primo sole di Bretagna che si rifiutò di tramontare.