Mi dispiace informare me stessa e la mia famiglia che oggi mi sono accorta di esistere senza vivere. Esisto passivamente all’evoluzione del groviglio di eventi che pullulano incoerentemente su questo spazio deteriorato. La Terra.
Ho dei talenti, ma forse sono solo monete, una metafora senza più significato considerando che nessuno coltiva più la meritocrazia; che leggenda ormai… Allora mi siedo e sto in silenzio. Penso, a volte leggo, imparo e studio, ma a che serve? Parlo quando sono a casa e non mi ascolta nessuno se siamo a tavola, perchè Salvini, paradossalmente, attira più attenzioni di quanto possa farlo io e ha un appeal più sensuale sui miei genitori rispetto a quanto possa averne io. Che strano. Poi ho degli amici che mi vogliono bene e menomale che mi stanno sempre affianco, mi sostengono e mi motivano, non so davvero come farei senza di loro.
Nella battitura di questi caratteri qualcosa dev’essere andato evidentemente storto o forse non si parlava di me, perchè alla fine del giorno sono io che mi voglio bene, io che mi sto affianco, io che mi sostengo ed egocentricamente mi motivo: non so che farei senza di me! Che fortuna aversi e poi perdersi, trovarsi, non raccapezzarsi e adorarsi. Che disastro non fidarsi e poi rotolare a vuoto e poi ancora io che sto ferma e tutto che mi gira intorno, veloce, io in un torchio, il mal di testa, la nausea, vomito di debolezze e poi finalmente piove. Si sarebbe potuta prevedere la pioggia, ma l’acido dello smog non ci fa nemmeno sentire più l’aria che profuma di promesse bagnate e scroscianti momenti di libertà, lieve tempo che non è più così breve (solo per un attimo), tutto che scorre meno veloce, le lancette che vanno in bicicletta.
Poi mi siedo di nuovo e scrivo un libro… davvero qualcuno lo leggerebbe? Davvero qualcuno lo comprerebbe? Ma nel ventunesimo secolo si può vivere lavorando con quello che si ama o è solo un’utopia?