Maniglie d’amore

Stasera combatto con l’ansia della pagina bianca, inspiegabile se penso che mi sono spostata da una stanza all’altra mossa dall’impeto di scrivere qualcosa di confuso e irrelato. Apro il file vuoto e si svuota anche la mia testa: confusione in ordine e niente traffico. 

Allora, visto che non ho niente di visceralmente romantico da proporre al mio scarso, scarsissimo pubblico, scriverò di maniglie dell’amore. Mi chiedevo come mai ne siamo così ossessionati… voglio dire, come mai se ce le hanno messe noi le vogliamo togliere? Perchè vogliamo creare un’intera generazione di nonne deluse? Ne vale davvero la pena? Nessuno risponderà davvero a questa domanda, quindi ecco il secondo fallimentare e pubblico tentativo di ricondurre alla sua risposta questa domanda. Pensavo anche al modo che nel ventunesimo secolo abbiamo di porci le domande… troppo elaborate, ossessionate dalla correttezza dei congiuntivi: e se io vorrei sbagliare i verbi? Come la mettiamo? Dico, i bambini alla fine non stanno così attenti alla sintassi e alla correzione morfologica delle domande che creano, però, anche se a volte non capiscono quanto siano false le risposte che ricevono, quello che hanno sono lo stesso delle risposte. Dunque mi chiedo: non basta avere “lo stesso” delle risposte a prescindere dalla loro attendibilità? E perchè i motivi ce li devono dare gli altri e non li possiamo trovare noi? Forse abbiamo l’immaginazione troppo corrotta dalla corporeità delle cose? 

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