Oro e zirconi

È da un po’ che non ho poesia e per me (che mi considero una scrittrice) è un po’ come trovarsi a guidare in Inghilterra delle volte, in autostrada con la macchina a cambio manuale e anche per la prima volta, in direzione caos, uscita a sinistra fra centocinquanta metri. Prendere l’aereo sarebbe più facile, infondo, per raggiungere luoghi come l’Inghilterra, ma alla fine da lassù si vedono solo nuvole, distese infinite di nuvole o di blu.
Avete presente come nascono gli amori platonici? Siete in aeroporto ad esempio, state andando al vostro gate e vedete qualcuno che profuma di avventura, ma è come se già sapeste che non salirete mai sullo stesso areo e quindi dovrete godervi quel paio di sguardi complici e consapevoli che saranno i primi, gli ultimi e gli unici.
Però bella sensazione.
Mi piacerebbe avere una vita vista “amore platonico”, con quella fretta, quella voglia, quella bramosia che pizzica il sedere, ma ho quella voce nella testa che dice “keep your seat belt fastened while seated”, nella condizione in cui voi, io, siete e sono perennemente “seated”. Cioè, vuoi fare di tutto, alzarti, correre dallo sconosciuto platonico, parlarci, dirgli “Vengo con te”, però poi non sarebbe la stessa cosa, addio magia, addio amico Platone. Quindi anche se è da un po’ che non ho poesia, mi godo le improvvisate dei miei attacchi di panico scambiandoli per “tachicardia nervosa” e ne uso il flusso per dare libero sfogo a tutti i pensieri anti-convenzionali che riesco a creare, nella speranza che gli effetti degli ansiolitici durino il più possibile.
Benvenuti nei miei vant’anni.

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