ANTICICLONE

Non ho ancora capito come mai guardiamo il cielo col nostro sguardo implorante e sfinito già adesso, già a vent’anni. Come se sapessimo di non avere possibilità e parlarne con degli sconosciuti ci facesse stare bene. Come se potessero risolvere loro i nostri problemi, che gli vomitiamo addosso da ubriachi di una vita sociale che non abbiamo più. Problemi che poi dimentichiamo la domenica a pranzo al ristorante.
Come se non fossero più importanti, come se infondo un motivo per essere soddisfatti ce l’avessimo lo stesso.
E invece no, non ce l’abbiamo, chiusi nel dolore delle nostre convulsioni convesse dove siamo distrutti dalla voglia di vivere liberi e senza punizioni che non ci meritiamo. Quanto è brutto vivere nel perenne dolore articolare, chiusi nelle nostre spalle che dovrebbero saper portare il peso di un’ambizione che invece non esiste, perchè è un lusso che non ci possiamo permettere. In questi anni venti che per chi è nei suoi di venti, sembrano solo tempesta senza l’ombra di una fine.

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