3. Scirocco
Non so come mai non abbia iniziato prima il racconto di queste cronache.
Non che mesi fa il materiale mancasse, anzi, giurerei ce ne sia sempre stato in abbondanza, ma forse, mesi fa, la mia coscienza si faceva qualche scrupolo in più.
Ora che giurerei di non averne una (o se anche ne avessi una, sicuramente se ne sta a ciondolare su un’amaca in qualche spiaggia tropicale sorseggiando una birretta all’ombra o di un paio di palme o di un cappello di paglia), mi sembra che il momento sia adatto a raccontare di quella volta che al telefono con una signora che chiamava dalla Sicilia, non sentendola bene, esordì con un ingenuo “Signora mi perdoni: la sento lontana!” e quella, piena zeppa di divertimento rispose che “Be’ signora, mi pare normale: chiamo dalla Sicilia!”.
Ancora non so se indignarmi per essermi presa della signora o per aver dovuto ammettere – il mio ego in ginocchio – che quella vecchina all’altro capo del telefono fosse stata simpatica in modo del tutto geniale… Non è una ciancia, cari lettori: il cruccio mi intrappola tuttora!
Si potrebbe star seduti in questo salotto per giorni con le mani a tenere la pancia tra i sobbalzi delle risate, ma anche il divertimento va somministrato a piccole dosi.
Buonasera Federica, avere del buon materiale lì nascosto da qualche parte nella chiavetta o in forma cartacea stipata in una scatola e lasciata in un armadio che apri molto poco. Tipico del buon scrittore è riuscire a tirare fuori quel materiale al momento giusto, per creare un senso di attualità su qualcosa accaduta tempo prima. Ti ringrazio perchè hai portato una ventata di ironia e intelligenza con quella gentile vecchietta che ti spiazza con la sua simpatia e arguzia, lasciandoti quasi a bocca aperta per la sua risposta tra il serio e il faceto. Aspetto con interesse la prossiama chicca. Un abbraccio Danilo
È più uno stipare metaforico che materiale, sa?! È sempre un piacere leggere il modo così accurato con cui mi coglie. La aspetto alla prossima cronaca, un abbraccio!