2. Caffè doppio
Quando ho capito che la scrittura per me fosse la missione, l’ho piegata al servizio del mio sarcasmo usando, osando e abusando di ogni parola, sfruttando ogni situazione fino al suo stesso esaurimento.
Tutto vale e tutto è valso a dare alla mia vita la piega editoriale singolare che ora la caratterizza.
Mi piace anche pensare che non tutto questo “tutto” dipenda da me: un’idea che è come un’eco ridondante tra le righe di questo palinsesto. C’è qualcuno che gioca con le corde del nostro destino, tenendone strette le dita ai capi del filo, dritto tra la polarità delle cose.
Che sono spesso sia un climax che un ossimoro, passi di un valzer un po’ complicato da ballare, ma essenzialmente seducente da guardare.
Le persone sono lo zimbello che amo raccontare, vestirle di scherno mi piace da morire: si prestano così bene!
Come quell’uomo biondo così biondo che tutto l’ossigeno che gli sarebbe servito per essere educato e sommesso, l’aveva spalmato in testa. Medico, tedesco che è di per sé un’aggravante, italofono ma gracchiante, aggressivo ma passivo, ricco ma miserabile.
“Un caffè doppio grazie”.
Ma grazie di che?! E che ne capisci tu di caffè?
Così mi è toccato imparare che gli umani se ne inventano di tutti i colori, che ci sono idee moderne anche sul caffè. Non c’è solo l’espresso, ma un catalogo di possibilità da fare invidia a un dizionario.
Che il caffè doppio non è un caffè lungo, che non si serve nella tazza piccola ma in quella del cappuccio e che “io sono in Italia da quindici anni ed è la prima volta che mi capita che qualcuno non sappia come si fa un caffè doppio!”.
Invece io sono al mondo da ventiquattro ed è la prima volta che mi capita di trovare un fenomeno da baracconi fuori dal circo.
Imbecille.
Ciao Federica, sai raccontare le piccole e quotidiane avventure di una ragazza, inserendole in quel cosmo infinito e mutevole della tua galassia letteraria. Si è vero che puoi osare tutto o quasi per amore di penna e che il limite lo stabilisci tu e il pubblico che ti legge. Certo esiste un destino, un tessitore che aiuta la scrittrice a trovare l’ispirazione, i naviganti a trovare la rotta giusta e gli eroi a riuscire nelle loro imprese.
Tornando alla narrativa: Il personaggio mi fa venire in mente un attore, che recitò in un film di guerra intitolato “Dove osano le aquile”, ed era di aspetto e modi così simile al tuo interlocutore. E forse mi viene in mente che il tuo disappunto non è stato tanto sul “grazie” forse di senso un pò frettoloso, quasi a non voler interagire con te, quanto sul fatto che non sapendolo preparare con la nuova macchina ti ha messo in difficoltà. Comunque sia hai imparato una cosa nuova e sai quante richieste di bevande strane ti arriveranno. Ti mando un grande abbraccio e quando ci incontreremo ci berremo un “caffè doppio” seduti tranquilli.
Buonasera Danilo, devo dire che le mie parole hanno creato nella sua immaginazione il volto perfetto! Aspetto il momento del caffè doppio in sua compagnia anche se, alla fine, ogni volta che abbiamo questi scambi, anche se brevi, mi sembra di star seduti allo stesso tavolino (è più un espresso che un caffè doppio!). Un abbraccio