COCCODRILLO DI NATALE

COCCODRILLO DI NATALE

A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai.
Non so dire perchè tutti la leggiamo cantando.

A non conoscere questa iconica frase natalizia sono rimasti i pinguini del Polo Sud e una ignara tribù di Maldhari indiana.
E allora quest’anno ho davvero fatto quello che non ho fatto mai: i regali all’ultimo.
Be’, il vero intento era quello di non farli proprio, ma quando ho visto il signor Grinch scomodarsi e venire fino alla mia porta a prendermi per le orecchie, ho dovuto per forza rivedere i miei piani.
Perciò il pomeriggio della Viglia del Natale che ho sentito meno in tutta la vita fino ad ora, ero da sola in giro per la città, col freddo polare a paralizzarmi i mignolini dei piedi, cercando regali. Non molti, questa è stata la mia fortuna. Però ecco, avevo dimenticato i guanti, il che ha reso l’esperienza ancor più acre (se possibile).
Non sono uscita molto nell’ultimo periodo, almeno non la sera a ricevere schiaffi da luminarie esagerate e imbarazzanti, vedendo Fiat 500 con le corna da renna sui fanali e nasi rossi sul cofano. Mi sono risparmiata anche quei mercatini dove il valore della merce viene furbamente sopravvalutato perchè “a Natale siamo tutti più buoni” e mi sono guardata bene dall’incontrare bevitori di cioccolata e vin brûlé o mangiatori di crêpes alla nutella, struffoli, frittelle… Ma non da quelli di panettoni e pandori perchè purtroppo sono presidentessa della categoria: scappare da se stessi non si può, fuggire da un tavolo apparecchiato a festa che ospita due tipi di panettone e due di pandoro, non si vuole e soprattutto è peccato.
Se alla fine ho comprato qualcosa?
Mi chiedono da laggiù.
Lo stretto necessario a farmi voler bene almeno un giorno all’anno.

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