AUTOSTRADA DEL SOLE

Fare il passeggero ha i suoi vantaggi, soprattutto in macchina.
Sono stata abituata fin da piccola a fare viaggi infiniti in auto, trovando mille modi per farmi passare il tempo che sembrava rallentare ad ogni metro di strada lasciato indietro. Giocando, litigando con mia sorella e guardando.
Finché sei piccolo guardi, guardi tutto -per fortuna non vedi proprio tutto-, ma il fatto è che ti limiti a guardare e fare domande (se sei un eloquente e curioso peperino) oppure guardi e basta stando in silenzio (se come me sei curioso ma timido e taciturno). Io, in quattordici ore di autostrada, guardavo ogni cosa e odiavo cadere preda di pisolini inopportuni: un ossimoro se rapportati al frenetico zampettare della mia mente. Guardavo il paesaggio, la gente nelle altre auto e bramavo l’Apollo ogni volta che incontravo il cartello dell’Autogrill.
Mi sono accorta che si diventa grandi quando il sempliciotto guardare viene silenziosamente sostituito dall’ingombrante osservare. Proprio mentre, come quando ero piccola, mi sono ritrovata in autostrada, nell’inspiegabile traffico intenso di una bagnata domenica ottobrina. Con la fronte appiccicata al finestrino e una mano annoiata a reggere la mia testa stanca di rimuginare, mi sono sentita invadente osservando la gente nelle altre auto. Però ero divertita, sinceramente, e curiosa, irrimediabilmente. Ho vissuto come una spettatrice privilegiata la vista di una ragazza che cantava contentissima e appassionata nella sua Audi nera, come fosse in prima fila al concerto della sua allegrezza. Quella di una madre che dallo specchietto retrovisore guardava con amore ipnotico i suoi figli, consapevole di aver realizzato quanto di più speciale avrebbe mai potuto desiderare. Quella di due fidanzati abbracciati e incuranti del fatto che quel loro amore avrebbe potuto far ingelosire noi altri che stavamo lì ad invidiarli come abili spioni. E quella di un ragazzo chiuso nella sua Fiesta rossa mentre sorpassava a destra, proprio come un asino.
Per dire che? Per dire che quando pensiamo di essere i protagonisti di qualcosa, sarebbe meglio ci ricordassimo che siamo i protagonisti di ‘sto ca. E che dovremmo piuttosto goderci il privilegio di essere solo di passaggio.

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